Scarti by Jonathan Miles

Scarti by Jonathan Miles

autore:Jonathan Miles [Miles, Jonathan]
La lingua: ita
Format: epub
editore: minimum fax
pubblicato: 2015-05-18T22:00:00+00:00


5

Nei suoi sogni sorgeva un monumento. Più o meno verso la fine di aprile, tre mesi dopo il primo incontro con il gruppo Segnaletica del Progetto Interramento Scorie, e due settimane dopo il secondo incontro, la missione aveva cominciato un lento e bizzarro processo di filtrazione nel subconscio di Elwin.

Era una cosa insolita da parecchi punti di vista. Elwin non sognava spesso, per dirne una, a causa di un’apnea notturna collegata al suo peso che tendeva a incasinargli regolarmente il palinsesto della fase REM. L’atto di sognare gli riportava alla mente l’antica frustrazione di quando guardava la tv con suo fratello minore, David, che si sdrai­a­va davanti al vecchio televisore Philco Cool-Chassis «Serie Miss America», incastrandosi la manopola dei canali tra le dita dei piedi e girandola ogni due minuti, colmo di appagamento frammentato e privo di pubblicità, mentre Elwin e Jane dal divano gli lanciavano minacce di morte e, a volte, riviste e stoviglie. Ad ogni modo, nelle rare notti in cui Elwin riusciva a portare a termine e a ricordare un sogno, quei sogni erano sempre sfuggenti, immateriali e indecifrabili se non al livello simbolico più elementare: sogni dadaisti e frustranti nei quali, per esempio, Maura non ritornava mai da lui implorando amore e perdono, no, ma in compenso una cassiera del Dunkin’ Donuts con i denti da coniglio, e una vaga ma sufficiente somiglianza con Maura, dopo avergli dato le ciambelle lo imbrogliava sul resto. Tutto qui: un sogno che non gli lasciava nulla in termini di epifanie e nemmeno di indizi che la sua mente stesse elaborando il dolore, da qualche parte, in una piega profonda delle sue circonvoluzioni cerebrali: non gli lasciava nulla, di fatto, a parte una salutare avversione per il Dunkin’ Donuts all’interno del campus del Marasmus State College. Gli mancavano i sogni vividi e ipersaturi di quando era giovane, in cui gli apparivano intere civiltà, come in un romanzo di fantascienza tutto suo, e la mente gli brulicava di deliziose fonologie e morfologie di lingue perdute o mai esistite, lasciandolo al risveglio purificato e impaziente, caffeinato dall’interno.

Questi nuovi sogni, con sua immensa e confusa sorpresa, erano molto simili a quelli di un tempo. Il primo era arrivato la notte successiva al secondo incontro del gruppo di lavoro, svoltosi presso l’Impianto Isolamento Scorie dei Laboratori Attero, vicino a Carlsbad, New Mexico. Lì l’avevano equipaggiato di un casco munito di torcia, un paio di occhiali protettivi e una bomboletta di ossigeno d’emergenza, e spedito a seicento metri sotto terra in un ascensore di reticolato metallico, perché vedesse di persona il luogo dove un giorno sarebbero stati depositati 350.000 fusti di scorie radioattive. Insieme a lui nell’ascensore c’erano un addetto alla sicurezza in completo blu, Byron Torrance, ossia il genetista con l’indole di Pollyanna, e l’artista del gruppo, Sharon Keim, una scultrice del Nevada la cui opera più famosa era un poliedro di granito di trenta tonnellate installato alla periferia di El Paso, commissionatole da varie attrici di Hollywood come monumento alle donne maltrattate.



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